Buongiorno amici, oggi il collettivo è pronto per presentarvi altri due libri di Roberta De Tomi, autrice che avete già conosciuto.
Il primo libro è un romanzo e si intitola: “Chick girl. Azalee per Veridiana”.
Veridiana è una giovane donna, collezionista di pasticci generati dal suo carattere impulsivo e immaturo.
Reduce dall'ennesimo guaio combinato sul lavoro e decisa a indagare sui non detti dell'amica Melania, risponde a un annuncio in cui si propone come accompagnatrice al misterioso Mister Zone. Successivamente esce dalla sua stanza per chiarirsi con l'amica.
Da quel momento il profumo del muschio bianco e delle azalee entreranno a far parte della sua vita, costellata da un guaio di "penne di gallina e mattoni" da cui soltanto un uomo potrà salvarla, come le predisse una zingara, cinque anni prima.
Eccovi un breve estratto:
Ora non mi resta che completare la trasformazione. Chiudo il rubinetto ed esco. Mi porto allo specchio, infilo l’accappatoio, rimuovo la patina di vapore. La tintura ha attecchito, eccomi rossa, come l’Atomica, come Jessica Rabbit. In preparazione, a prova di tutorial.
Fase 1 Crema alla vaniglia sulla pelle asciutta. Aspetto che si assorba prima di indossare l’intimo di satin e pizzo bluette. Il mio colore preferito.
Fase 2 Ora tocca al tubino della stessa tinta. Lascia scoperte le spalle con lo scollo arrotondato e sottolinea la mia linea longilinea e il culo alto a prova di verità. Melania se lo scorda un culetto così. A dire il vero, Melania si scorda tutto di me.
Fase 3 Mi siedo al tavolo da toletta, libero i capelli dal turbante. Spuma e vai di phon. Mi asciugo la chioma, tamponando con la mano per dare una forma definita ai ricci.
Fase 4 Trucco: crema opacizzante, fondotinta color chiaro di luna, eyeliner per l’effetto Cleopatra, mascara. Fard sulle narici per farle sembrare più strette. Mi fermo sul rossetto. Non vorrei mettere il solito scarlatto ma la seduzione ha le sue regole e i denti sbiancati idem. Ritocco un’altra spennellata di blush. Chiudo la baracca con un altro tocco di mascara.
Fase 5 Il tacco 12 si addice ad Amanda. Ancheggio sullo stiletto, scrollando via le incertezze nella pochette con chiusura a lampo dorata, in tinta con la collana a catene spesse che ricade. Un Selfie con la bocca a culo di gallina, lo smartphone nella mini-borsa, l’incedere verso l’uscita. Non mi guardo allo specchio, non ne ho bisogno. La perfezione è una condizione della mente sicura e io sono sicura.
Sono pronta e sono F-A-I-G-A.
Figa nella versione di Tina, la mia collega con le tette di silicone come il cervello ma il fiuto per i soldi di un segugio.
A volte le donne sanno fare gioco di squadra, soprattutto davanti a un calice di Prosecco. Esco e vado via, a bordo della mia Topolotta con l’Arbre Magique al cocco e le note di Amado mio sparate dalla chiavetta. Rita, pensaci tu.
Il secondo è invece un fantasy, “Alice nel labirinto”.
“Una chiave porta alla perdizione./Una chiave porta alla soluzione./Una chiave porta alla liberazione.”
Sono passati ormai diversi anni dalle sue avventure nel Paese delle Meraviglie e la vita di Alice Pleasance Liddell è ormai relegata a una tranquillità tutta vittoriana.
Promessa sposa a un giovane di ottima famiglia, ottima padrona di casa, alle soglie dei diciotto anni viene improvvisamente catapultata in un Paese delle Meraviglie in stato di decadenza.
Sconvolta, Alice entra in uno stato di confusione in cui perde se stessa, come accadde quando, piccina, attraversò lo specchio.
A partire dagli enigmi di Roveto, la ragazza inizia un viaggio in cerca di una fantomatica chiave che le permetterà di capire se stessa e il mondo intorno. Nel farlo, incontra bizzarri personaggi, si perde per poi ritrovarsi. Ingaggia una lotta con mostri e con la zia Tristania, cade e si rialza, fino a uno scontro in cui la libertà diventa il valore principale, per salvare il Paese delle Meraviglie.
Libertà di essere se stessa. Semplicemente.
“Alice nel labirinto” (DAE) si è aggiudicato il secondo posto ex-aequo del “Trofeo cittadella” per il migliore romanzo fantasy italiano 2019.
Il libro ha ispirato il videoclip musicale “I’m a prisoner” dei NovelToy, diretto dal regista Giulio Manicardi.
Sono passati ormai diversi anni dalle sue avventure nel Paese delle Meraviglie e la vita di Alice Pleasance Liddell è ormai relegata a una tranquillità tutta vittoriana.
Promessa sposa a un giovane di ottima famiglia, ottima padrona di casa, alle soglie dei diciotto anni viene improvvisamente catapultata in un Paese delle Meraviglie in stato di decadenza.
Sconvolta, Alice entra in uno stato di confusione in cui perde se stessa, come accadde quando, piccina, attraversò lo specchio.
A partire dagli enigmi di Roveto, la ragazza inizia un viaggio in cerca di una fantomatica chiave che le permetterà di capire se stessa e il mondo intorno. Nel farlo, incontra bizzarri personaggi, si perde per poi ritrovarsi. Ingaggia una lotta con mostri e con la zia Tristania, cade e si rialza, fino a uno scontro in cui la libertà diventa il valore principale, per salvare il Paese delle Meraviglie.
Libertà di essere se stessa. Semplicemente.
“Alice nel labirinto” (DAE) si è aggiudicato il secondo posto ex-aequo del “Trofeo cittadella” per il migliore romanzo fantasy italiano 2019.
Il libro ha ispirato il videoclip musicale “I’m a prisoner” dei NovelToy, diretto dal regista Giulio Manicardi.
Ecco qua il suo estratto:
“Io sono Roveto
non cerco pulpito segreto,
ma soluzioni condivise
per abbattere barriere invise.
Scegliere tu devi
per far sciogliere le nevi che
il paese hanno ricoperto
di un eterno gelido deserto.”
“Che cosa intendi dire?”
La ragazza cercò di avvicinarsi, un ramo di spine si sollevò dalla sua sinistra. Alice si abbassò per evitarlo ma nel farlo cadde sulle gambe sollevando una nuova nuvola di polvere. Ancora starnuti e l’odore del passato che s’impresse nel Tu chi sei ripetuto di nuovo. “Io sono Alice. Alice Pleasance Liddell.”
Scandì ogni lettera con voce ferma, convinta di quello che stava dicendo. Non era più l’Alice confusa con il Brucaliffo, e lo dimostrò alzandosi in piedi, prendendo un ampio respiro e recitando La Vispa Teresa.
“Allora sei proprio tu.”
Roveto sorrise come soltanto un Roveto poteva fare. Un gambo uscì da sotto il volto. Arrivato davanti a lei, si ripartì in tre corolle. Sbocciarono in un’esplosione di fucsia. Il profumo si sostituì all’odore acre e crepitante della polvere che aveva ancora nelle narici e in gola. Tra i pistilli di ogni fiore, brillava una chiave.
“Una chiave porta alla perdizione.
Una chiave porta alla soluzione.
Una chiave porta alla liberazione.”
La ragazza si rivolse al grande volto di Roveto.
“Ma non ci sono porte.”
Fece per prendere la chiave centrale, ma si fermò.
Roveto le chiese: “Sei sicura?”
Alice si mosse con fare circospetto. Fiutò l’aria, infine si scosse, come colta dall’illuminazione. “Trovato. Sono dietro di te, vero?”
Silenzio. La ragazza non esitò oltre: prese la chiave di bronzo e, a quel punto, i rami che componevano il viso caddero lungo la parete. Rivelarono una porta talmente minuscola che la stessa Alice, con il suo metro e cinquantanove di statura, avrebbe dovuto chinarsi per entrarvi. Ondeggiò verso la maniglia, infilò la chiave nella serratura. Scattò con un clic permettendo l’accesso a una nuova soglia. Prima di sparire, la giovane lanciò un’ultima occhiata alle due regine. La Regina Rossa e quella Bianca. Su di loro, il sigillo della morte che incombeva anche sul Paese delle Meraviglie.
Chi sei tu?